domenica 9 marzo 2008

Autori sommersi

Ed eccomi qui, cari soci, letteralmente “sommersa” dai vostri scritti, con i quali mi avete “inondato” ( tanto per rimanere in ambiente marino) e vi assicuro che, per “restare a galla” , ho dovuto faticare non poco! Scherzi a parte, come già tutti sapete, il “varo” del nostro numero 0 è stato procrastinato per diversi motivi, per cui molti di voi, che hanno entusiasticamente risposto al nostro invito, non ci hanno fatto pervenire le loro “creature” in tempo per la chiusura del nuovo numero; ma, non temete, sono tutte qui, ben custodite in redazione, e prima o poi, anch’esse “emergeranno” e vedranno la luce. Per questa volta abbiamo scelto di pubblicare una poesia scritta da un nostro socio qualche anno fa……, quand’era appena diciottenne. Ma, anche se ne è passata d’acqua sotto i ponti, si riescono ancora a cogliere intatte e vibranti le emozioni contrastanti di quel ragazzo che si affacciava alla vita e all’amore.

Marcella Peviani


La Vela

La vela che vedi è segno d’amore,
un istante di pace veloce e fugace
rapito in un giorno che bello non è.
E’ un messaggio portato su un
bianco splendore
di una vela divisa di randa e di fiocco
perché qualcosa di unito nel mondo
non c’è.

La vela che scruti è vela di gioia
che viaggia contenta per la sua strada;
si gira soltanto a vedere chi c’è
ma mai che si chieda del male il perché.
E’ una vela immatura, è una vela bizzarra,
è una vela contenta di quel poco che ha.

La vela che attendi è una vela d’inganno
sognata soltanto da due innamorati
che chiudono gli occhi e sperano che,
aprendoli un giorno, la vela vedranno;
ma lontano sarà e perciò capiranno
che una vita del tutto passeranno sognando.

La vela che colsi è una vela un po’ strana:
ci mise due mesi per dirmi ti amo,
ci mise due giorni per darmi un addio
e quel che è rimasto è un poco di vento
e un foglio con scritto un inganno tremendo;
il foglio lo brucio ma non il freddo
del vento.

La vela che ora ci appare lontano
è una vela sinistra, un allarme scontato
per chi come noi ha buttato gli amori
e tenuto le guerre e conservato i rancori
e in fin dei conti lo aspettavamo
un presagio di morte, un presagio lontano.


Lucio Livio

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