domenica 9 marzo 2008

Rispettiamo il nostro "generoso" Golfo

Il territorio collinoso compreso tra Napoli, Capo Miseno e Cuma, che si estende nell’antico alveo del fiume Sebeto venne già dall’antichità denominato Campi Flegrei (dal greco flego = ardo, brucio) dai primi coloni greci, i quali paragonarono quest’area a quella vulcanica della penisola di Flegra o Flegre , località della penisola di Pallene, dove si svolse la mitica battaglia tra gli dei e i Giganti, che avevano tentato di dare la scalata all’Olimpo. La natura vulcanica dell’area Flegrea, che alterna crateri poco elevati, laghetti e colline coperte di vigorosa vegetazione sulla terraferma, continua nel paesaggio tormentato e irregolare dei fondali del Golfo di Pozzuoli, del canale di Procida e di Ischia. In essi infatti sono presenti numerosi affioramenti, generalmente formati da resti di coni vulcanici, come le secche di Miseno e di Penta Palumbo, quelle della Fumosa, delle Formiche e della Catena, intervallate da due profondi canyon che giungono in vicinanza della costa presso l’isola di Procida e presso Nisida. I Campi Flegrei sono anche stati luogo privilegiato dell’aristocrazia romana e sito di alcune fra le più suntuose città romane fra cui Puteoli e Baia. Venti secoli di bradisismo hanno fatto sprofondare negli attuali fondali del golfo di Pozzuoli la città sorta attorno al Lacus Baianus, con le sue ville, terme, peschiere, strade e i suoi porti. I fondali del golfo risultano pertanto un unicum di biodiversità e ricchezza storica e archeologica. Gli organismi marini bentonici, alghe e inverterbrati adesi al substrato, trovano nella commistione di fondi di natura sabbiosa o rocciosa, opus reticulatum e vestigia romane un’ampia varietà di habitat, caratterizzati da anfratti e promontori, zone a forte illuminazione o in ombra, macchie di Posidonia oceanica intervallate da fondi a granulometria varia. Grazie a tale varietà di ambienti, la fauna ittica, nonostante l’eccessiva pressione di pesca che da sempre insiste nel “nostro” Golfo, continua a essere sorprendentemente abbondante. In definitiva il golfo di Pozzuoli può ancora considerarsi un ambiente parzialmente sano, sicuramente a elevata biodiversità e pertanto da valorizzare attraverso la conoscenza delle delle sue risorse naturali. E’ in quest’ottica che, mediante questa rubrica, cercherò di affrontare gli aspetti naturalistici dei differenti ambienti del “nostro” Golfo e degli organismi che lo popolano attraverso una divulgazione scientifica semplice ma corretta. Il tutto nella speranza che ciò ci leghi sempre più al “nostro” Golfo che tanto ci offre e che in cambio ci chiede solo un po’ di rispetto.

Mario De Stefano

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