domenica 9 marzo 2008

Guardando lontano

Una battuta di pesca al centro del nostro golfo di Pozzuoli offre la possibilità di un duplice obiettivo: un bel panierino di pesce fresco e tanti spunti di riflessione su questo grande territorio ricco di contraddizioni. A pesca, si sa, le mani sono impegnate tra ami, lenze ed esche, la mente vola e gli occhi scrutano lontano. Alla fine della giornata, indipendentemente dal panierino, ricco o povero, restano delle emozioni difficili da cancellare.
Le belle giornate di sole invernali ti fanno capire uno dei motivi fondamentali per cui chiunque sia stato il primo essere umano della zona, abbia scelto di rimanerci e di riprodursi.
Da ovest a est, il paesaggio dà l’idea di essere incontaminato e un paio di buoni pesci presi accresce in noi questa sensazione. Chissà perché, quando le tocche scarseggiano, gli occhi cadono sulle costruzioni industriali, le ciminiere e i resti di una industrializzazione che ormai è diventata archeologia. Ma è mai possibile che siamo stati capaci di creare questo? - mi chiedo più volte e, immancabilmente, un altro pesciotto a bordo mi porta ad apprezzare le vestigia del rione Terra e della storia che fu, come se il tempo si fosse fermato, inesorabile. I traghetti che entrano ed escono dal porto in una vera e propria autostrada del mare, il treno che passa in lontananza e le auto lungo via Napoli, mi riportano coi piedi a terra: sì, siamo stati capaci di tutto questo, ma un altro pesce a bordo mi riempie di gioia e lo sguardo si sofferma sul castello di Baia, immenso e statico, a guardia del suo mare.
Arriva il tramonto, i pesci incalzano la loro attività, come sempre, da secoli, come se tutto il resto intorno non avesse avuto mutazioni, ma non è così, lo sappiamo e non possiamo fingere di nulla. Consapevoli che il tempo passa, torniamo a terra e ringraziamo ancora una volta una natura che cerca di difendersi.

Davide Castellano

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