domenica 9 marzo 2008

"La Martagana" n°1 anno I Copertina di Davide Castellano

Il porto che non c'è

L’appuntamento per l’intervista con Lino Ferrara è nella sede dell’Editalia, a via Orazio, ma come sempre accade quando si incontrano due persone nelle cui vene scorre acqua salata, il luogo fisico subisce una inevitabile metamorfosi. Le eleganti poltrone delle studio, di candida pelle color panna, si trasformano nelle sgangherate panche di poppa di un gozzo da pesca, nell’avvolgente pozzetto di una barca a vela, nel lussuoso salone di uno yacht d’altura. Insomma in una qualunque cosa che galleggia ed è in grado di navigare. E allora molliamo gli ormeggi e partiamo, anzi sarebbe più esatto dire ripartiamo con la 39 esima edizione del Nauticsud, il salone internazionale della nautica che si svolge dall’8 al 16 marzo nelle ormai due tradizionali location della Mostra d’Oltremare e della Darsena di Mergellina dove ci sono 250 imbarcazioni a disposizione per una prova in mare nel Golfo di Napoli. La darsena quest’anno è stata ulteriormente ampliata, con un sistema di pontili galleggianti e propone in modo concreto e visibile il sogno imprenditoriale del patron del NauticSud: il porto che non c’è.
Un moderno ed accogliente marina con posti barca, ormeggi, e servizi: come lo yacht club ed una pizzeria del Faro. In altre parole un modello di portualità turistica per far rinascere il lungomare della città.

Dunque Lino, ( tra la gente di mare i formalismi sono superflui quasi offensivi) la crociata riparte.

“ Da sei anni, da quando nel 2002 abbiamo rilevato dall’Ente Mostra l’organizzazione dell’evento, il NauticSud si misura con due obiettivi distinti ma anche complementari tra loro: rafforzare la presenza del salone nautico napoletano nel panorama fieristico italiano al fianco di Genova, ma anche qualificare la manifestazione fieristica come evento di riferimento per il complesso mondo del diporto. Un salone che quindi non è solo ed esclusivamente una esposizione di imbarcazioni, componentistica ed accessori, ma anche un importante momento di riflessione sulla cultura e la vocazione marinara del nostro territorio, sulle potenzialità turistiche ed economiche degli approdi. I diportisti che utilizzano l’ormeggio come un garage/parcheggio dove abbandonare/ormeggiare la propria barca sono una monumenti, bellezze paesaggistiche, la naturale vocazione all’ospitalità delle nostre popolazioni…”

Lino ti senti ancora una voce nel deserto?

“ Sinceramente in questi anni qualcosa è cambiato nel rapporto tra le Istituzioni ed Il NauticSud. Per quanto riguarda la Regione alla già collaudata collaborazione con l’Assessorato ai Trasporti e al Demanio Marittimo, si è aggiunto il sostegno dell’Assessorato alla Attività Produttive. Tra i partner storici come l’Autorità Portuale e la Sovrintendenza ai Beni Artistici si è inserito quest’anno il Comune di Napoli con gli Assessorati alla razza in via di estinzione. C’è una nuova e diffusa consapevolezza per le opportunità che un porto offre anche sul fronte degli interscambi economici, sociali e culturali. Attorno ad un qualunque marina ci sono sempre attività commerciali, centri storici, Mobilità e al Turismo… Insomma viene sempre più largamente condiviso il progetto di fare del NauticSud il veicolo per comunicare un nuovo urbanesimo, una idea di portualità compatibile con l’ambiente, le bellezze paesistiche e culturali, e con un modello di sviluppo della città e della diportistica da esportare nel mondo.”

Nel 2007 la proposta provocazione fu visualizzata con una serie di pannelli che rappresentavano con la tecnica del fotomontaggio la fattibilità di realizzare nuovi porti turistici a via Caracciolo, sotto il Castel dell’Ovo, a Nisida o a Bagnoli, quest’anno invece la scelta di affidare ad un prestigioso istituto di consulenza, lo Studio Ambrosetti un’analisi delle ricadute sul tessuto economico derivanti da massicci investimenti nell’economia del mare della Campania. Non sono troppo lontane Montecarlo e Dubai?

“Noi siamo in grado di offrire un clima, una tradizione culinaria, un patrimonio monumentale, archeologico e ambientale che non ha paragoni al mondo. Eppure a Dubai, negli Emirati Arabi, molte imprese costruttrici, alcune delle quali italiane, stanno avviando i lavori per un superporto turistico, due penisole a forma di palma e un nuovo arcipelago. E Napoli continua ad essere solo una bella cartolina. Non è una questione di soldi, solo di idee che si realizzano. Io credo nella forza delle idee e per questo presentiamo ben nove progetti, tutti realizzabili, da Ischia a via Acton per trasformare Napoli nel Porto d’Europa.”

Li sintetizzo per chi ci legge :

VIA CARACCIOLO: l’intervento prevede la pedonalizzazione del lungomare, l’avanzamento del fronte verde e la dotazione di piscine, campi da tennis e piste ciclabili.

CASTEL DELL’OVO: a ponente dell’isolotto di Megaride una diga foranea con il raddoppio dei posti barca oggi al servizio dei circoli. Sul fronte di via Partenope spazio a ristoranti e strutture complementari ai grandi alberghi.

NISIDA: l’intervento riguarda l’area di levante dell’istmo che collega l’isola a Coroglio. La zona a ponente viene restituita alla balneazione con la ricostruzione della spiaggia attraverso azioni di ripascimento.

BAGNOLI: il Marina dell’area occidentale prevede, oltre il porto turistico, un’area residenziale, centri fitness e centri sportivi con piscine e campi da tennis.

VIA ACTON: la darsena è destinata al charter, per un voloce interscambio con il movimento crocieristico e dei traghetti del vicino Terminal del Mare.

MERGELLINA: aumento di posti barca con una diversa disposizione dei pontili: un intervento di razionalizzazione, già sperimentato durante il Nauticsud, abbinato allo spostamento degli aliscafi oltre il molo di sottoflutto.

POZZUOLI - AREA EX SOFER: in uno degli angoli più ricchi di suggestioni archeologiche e storiche, troverebbe spazio un parco residenziale con pontili per le imbarcazioni.

FORIO D’ISCHIA: con la riduzione del molo borbonico, l’intervento prevede la salvaguardia della spiaggia attraverso la riqualificazione dell’intera fascia costiera.

SANT’ANGELO D’ISCHIA: allargamento del molo di sottoflutto e spostamento della viabilità di accesso, per restituire alla balneazione un’ampia fascia di spiaggia.

Progetti che non si limitano a ridisegnare il sistema portuale destinato alla nautica da diporto, ma propongono anche un diverso modello di sviluppo urbanistico del nostro waterfront. Prendiamo ad esempio il progetto per via Caracciolo. Il lungomare pedonalizzato, con l’ampliamento della Villa Comunale verso il mare, un polo per lo sport ed il tempo libero prende il posto dell’attuale viale Dhorn con piscine e campi da tennis, piste ciclabili e approdi nella fascia che va dalla Rotonda Diaz a piazza della Repubblica, protetti dalle traversie con la realizzazione di una diga foranea sul versante di ponente. Ma l’intervento va oltre la semplice sistemazione del lungo mare e recupera spazi alla viabilità cittadina attraverso l’allargamento della Riviera di Chiaia e la realizzazione di parcheggi sotterranei.

“La pedonalizzazione di via Caracciolo significa restituire ai cittadini, soprattutto giovani e anziani, uno dei tratti costieri più belli al mondo ed andare incontro alle reali esigenze dei cittadini napoletani, innescando un circolo virtuoso che susciti l’interesse dei grandi gruppi imprenditoriali, rappresenti per le amministrazioni comunali una risorsa economica aggiuntiva da reinvestire sul territorio e sia condiviso anche da chi vive e lavora in quella zona. Abbiamo chiesto allo studio Ambrosetti di fornirci una stima attendibile dei flussi economici che ciascuno dei nove progetti è in grado di attivare e degli inevitabili riflessi positivi sulla qualità della vita dei cittadini. Parliamo di via Caracciolo, ma il meccanismo funziona per ciascuno dei nove progetti presentati. Il modello ipotizzato ruota intorno al ruolo delle amministrazionicomunali che non solo devono progettare lo sviluppo, ma anche gestire attraverso aziende pubblico-private le nuove strutture e ricavarne risorse aggiuntive da destinare ad ulteriori interventi di riqualificazione. A Lacco Ameno il porto turistico è gestito direttamente dal Comune. I ricavi sono stati destinati per ristrutturare le case popolari. E’ facile immaginare cosa potrebbe produrre un lungomare attrezzato da Mergellina al Borgo Marinari. Nuova occupazione, nuovi flussi turistici, nuove opportunità, nuove strutture sportive e ricreative a disposizione di tutti. Addio al mappatella beach, con gli scugnizzi che si tuffano nelle eliche degli aliscafi, ma piscine e solarium comunali. ”

Lino, torniamo con i piedi per terra e parliamo di imbarcazioni e di NauticSud. I numeri quest’anno sono da primato.
In esposizione ci sono 1300 barche e 750 espositori.

“Credo che sia la migliore ed inequivocabile conferma del lavoro svolto in questi anni. Nonostante la concomitanza con altri appuntamenti , come quello di Venezia, le nostre stime sono di 150 mila visitatori tra i Padiglioni della Mostra e la Darsena di Mergellina ai quali offriremo anche alcune anteprime assolute per l’Italia e la presenza di cantieri prestigiosi, come Sunseeker. Abbiamo scelto il mese di marzo per consentire agli espositori di presentare le novità più impegnative con alcuni mesi di anticipo sulla stagione dei saloni internazionali europei. Si tratta di barche per le quali ci vuole un più lungo tempo di riflessione per valutarne l’acquisto e che richiedono tempi di consegna di oltre un anno . Ma lo spostamento di data offre inoltre la possibilità di consentire agli espositori un tempo più ampio per utilizzare le tradizionali agevolazioni collegate al Salone Nautico ed attrarre i diportisti verso il cosiddetto acquisto d’impulso, con riflessi positivi anche sulla piccola nautica.”


Grazie Lino e Buon Vento!

Intervista di Silvio Luise a
Lino Ferrara
Patron del Nautic Sud

Campionato Europeo di traina costiera

Organizzare il Campionato Europeo di Traina Costiera, che si terrà nel nostro golfo dal 23 al 29 settembre, sarà il fiore all’occhiello dell’attività sportiva e sociale della L.N.I. di Pozzuoli. La preparazione dell’evento è partita da lontano, con l’invio di una delegazione puteolana alla prima edizione dell’Europeo disputato, lo scorso anno, ad Alicante in Spagna. Una scelta strategica – la delegazione era composta da atleti agonisti e dal nostro Direttore Tecnico – per capire fino in fondo il meccanismo della competizione e permetterci di predisporre al meglio le basi di questo progetto che coinvolge tutti i soci della Sezione. Un evento a carattere internazionale, legato ad uno sport del mare come la pesca sportiva, sposa perfettamente gli scopi istituzionali e sociali della L.N.I. e diventa non un punto di arrivo ma un trampolino di lancio per un rapporto sempre più rispettoso tra uomo e mare. A corollario di questo evento, per gli sviluppi futuri della pesca sportiva, ci sono da evidenziare altre iniziative della nostra Sezione, mirate soprattutto al coinvolgimento delle generazioni future. Due, in particolare vanno segnalate: la leva gratuita per gli under 18, per avvicinare i più giovani a questo magico sport ed il primo concorso videofotografico, riservato ai pescasportivi, per promuovere la pratica del “catch and release”. La pesca è uno sport affascinante ed adrenalico, catturare una preda e gustarla con gli amici o in famiglia è motivo di compiacimento e di fierezza. Il catch and release offre un altro tipo di emozioni. In inglese, letteralmente, significa “prendi e rilascia”, ossia, cattura e rilascia il pesce. Questa pratica denominata anche “no kill”, è nata in america parecchi anni fa e si è trasformata oggi in una vera filosofia di pesca. La possibilità di “ricordare” le catture attraverso fotografie o filmati, rappresenta un ulteriore divertimento. L’istituzione , anche nelle nostre acque, dei parchi marini per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente ci pone di fronte ad una ulteriore sfida: essere consapevoli della fragilità del nostro mare ed assumere comportamenti ecosostenibili. La pratica del catch and release non toglie nulla al fascino della pesca sportiva ma tiene conto della biodiversità e trasforma il pescatore in un soggetto attivo in grado di collaborare con gli Enti Parco attraverso il monitoraggio delle specie ittiche.

Danilo Corona

Una Stella a Pozzuoli

Una stella che brilla, una stella che si trasforma e diventa sempre più grande, una stella che si anima e diventa attiva e dinamica. Una stella azzurra come il colore d’Italia, azzurra come il colore della L.N.I, che rappresenta a tutto tondo la missione sportiva e sociale che si è data la Lega Navale Italiana di Pozzuoli. L’ esigenza di presentarsi e presentare Pozzuoli come centro di un evento a carattere internazionale, quale il campionato europeo di traina costiera, ha fatto nascere il logo simbolo della manifestazione sportiva. Un segno a caratterizzare l’evento, un segno identificativo che racconti lo spirito di questa iniziativa, la mascotte. Da qui, la scelta di attingere dall’iconografia classica della comunità europea per le linee guida di questo progetto grafico identificativo. Le stelle, raffiguranti in sintesi, i paesi della comunità europea, ruotano e ne diventano la base di partenza, la coreografia. Una di esse, in questo caso, quella che rappresenta l’Italia, si anima, prende corpo e azione, raccontando attraverso una postura “fisica” riconoscibile della disciplina della traina costiera.
Due punte della stella si piegano e diventano braccia, la canna a rappresentare la specialità. Tutta la silouette della stella, volutamente inclinata a sottolineare forza, movimento e voglia di fare.

Che sia una buona stella, che sia un augurio, che sia la stella che possa impreziosire il nostro cielo e illuminare il nostro mare.


Gruppo Pesca

Un indimenticabile Presidente

E’ certo che La Martagana dedicherà in avvenire articoli a diverse personalità, a sportivi e non, ma soprattutto amanti del mare; questa rassegna non poteva iniziare se non con il ricordo di Adolfo Costa, fondatore della Sezione di Pozzuoli della Lega Navale.

Molti degli attuali soci lo hanno conosciuto e come noi, che siamo stati suoi amici, da amici ne conservano un ricordo limpido e affettuoso.

Adolfo Costa è stato un eccellente giornalista della RAI, ma è riduttivo immaginarlo solo come operatore di ripresa: è stato un vero e proprio reporter. Versatile e tenace, non ha mai disdegnato la lotta per l’affermazione dei suoi principi: parlava con l’immagine. Ha collaborato per lungo tempo con Luigi Necco e il valore della sua attività veniva riversato nell’affermazione che il giornalista per immagini non è affatto figura di secondo piano rispetto al giornalista che scrive.

Grande amante del mare ha avuto tra le sue principali passioni l’attività subacquea, senza disdegnare la vela e la pesca. Appassionato fino a costruirsi in proprio la barca “Antilia”; si racconta che la costruisse all’interno del cortile della sua grande casa tant’è che, per portarla, via fu costretto ad abbattere un muro.

Nel 1995 fondò la Sezione di Pozzuoli della Lega Navale. Oggi la Sezione conta un numero di soci tale (circa 800) che probabilmente sarebbe stato inimmaginabile anche per Adolfo ed è , per impegni ed attività –non ultime quelle rivolte al sociale- l’organismo organizzativo più consistente sul territorio puteolano.

L’eredità che ci ha lasciato Adolfo è basata sugli elementi fondanti della sua personalità: tenacia, determinazione, grande amore per il mare. E di tutto ciò gli siamo grati.

E' nata Pithecusae! Verso i mondiali di Atene

Ci eravamo lasciati con l’invito, rivolto a tutti i soci, dalle pagine del numero zero del nostro giornale, a ricercare un nome per il Milyus 48 di Vittorio Landolfi. Ebbene la scelta è ricaduta su PITHECUSA. Un nome che ci riporta alle nostre origini e al primo insediamento greco in Campania sull’isola di Ischia, in quell’area dei Campi Flegrei che tanto amiamo e che rappresenta il teatro naturale delle nostre attività e delle nostre passioni.
Ma come tutte le passioni e gli obiettivi ambiziosi non mancano le tribolazioni.
Il trasferimento dello scafo da Cracovia a Gaeta non è stato assolutamente semplice. L’autista polacco si è visto prima ritardare l’ingresso in Italia alla frontiera, poi, dopo aver aspettato l’arrivo della scorta della Polizia stradale per il trasporto eccezionale, ha dovuto fermarsi sull’autostrada a Cassino. Successivamente gli è stato sequestrato l’autotreno per aver circolato di domenica e, solo dopo un ricorso urgente e il dissequestro temporaneo, ha potuto consegnare finalmente lo scafo a Gaeta. E’ stato rinfrancato l’armatore, ma non il povero autista polacco, che è stato visto l’ultima volta furente e ancora bloccato in una non meglio precisata piazzola di sosta dell’Autostrada del Sole.
Comunque, con lo scafo sull’invaso a Gaeta, sono finalmente iniziati i lavori di allestimento, lavori, è bene precisarlo, che saranno realizzati per la gran parte da un gruppo di soci e amici sotto la direzione inflessibile dell’ing. Landolfi. Alla data domenica 17/2/08 il punto è il seguente:
é stato montato il motore Volvo Penta da 55 cv con sail drive; sono stati posizionati gli oblò e i passa-uomo; installata l’attrezzatura di coperta Harken; sono stati ultimati i due serbatoi dell’acqua potabile da 500 lt cadauno; ricavati sotto le cuccette di poppa; posizionato quello del gasolio da 400 lt. Inoltre sono stati montati e resinati i passascafi forespar (a filo per ridurre al minimo gli attriti); è stata levigata di fino tutta l’opera viva e predisposto il montaggio del pulpito di prua e dei candelieri. Sembra poco, ma, credetemi, allestire un’imbarcazione di 48 piedi è una faticaccia.
Nell’allontanarmi dal cantiere ho avuto anche ‘’il tempo’’ di osservare Pithecusa dal basso e posso assicurarvi che sembra navigare anche da ferma, tali le linee d’acqua e l’eleganza del disegno. Una premessa beneaugurante per quanto potrà esprimere in mare! Alla prossima puntata.

Amedeo Santoro

Guardando lontano

Una battuta di pesca al centro del nostro golfo di Pozzuoli offre la possibilità di un duplice obiettivo: un bel panierino di pesce fresco e tanti spunti di riflessione su questo grande territorio ricco di contraddizioni. A pesca, si sa, le mani sono impegnate tra ami, lenze ed esche, la mente vola e gli occhi scrutano lontano. Alla fine della giornata, indipendentemente dal panierino, ricco o povero, restano delle emozioni difficili da cancellare.
Le belle giornate di sole invernali ti fanno capire uno dei motivi fondamentali per cui chiunque sia stato il primo essere umano della zona, abbia scelto di rimanerci e di riprodursi.
Da ovest a est, il paesaggio dà l’idea di essere incontaminato e un paio di buoni pesci presi accresce in noi questa sensazione. Chissà perché, quando le tocche scarseggiano, gli occhi cadono sulle costruzioni industriali, le ciminiere e i resti di una industrializzazione che ormai è diventata archeologia. Ma è mai possibile che siamo stati capaci di creare questo? - mi chiedo più volte e, immancabilmente, un altro pesciotto a bordo mi porta ad apprezzare le vestigia del rione Terra e della storia che fu, come se il tempo si fosse fermato, inesorabile. I traghetti che entrano ed escono dal porto in una vera e propria autostrada del mare, il treno che passa in lontananza e le auto lungo via Napoli, mi riportano coi piedi a terra: sì, siamo stati capaci di tutto questo, ma un altro pesce a bordo mi riempie di gioia e lo sguardo si sofferma sul castello di Baia, immenso e statico, a guardia del suo mare.
Arriva il tramonto, i pesci incalzano la loro attività, come sempre, da secoli, come se tutto il resto intorno non avesse avuto mutazioni, ma non è così, lo sappiamo e non possiamo fingere di nulla. Consapevoli che il tempo passa, torniamo a terra e ringraziamo ancora una volta una natura che cerca di difendersi.

Davide Castellano

Arrivano i Vichinghi

Tra lo stupore di quanti si erano raccolti su via Napoli a godersi quell’inatteso quanto gradito sorriso di sole, dopo un fine settimana di pessime condizioni metereologiche, domenica 3 febbraio, ha solcato le acque del nostro golfo una nave vichinga, allestita di tutto punto . Dopo lo sbigottimento iniziale, è stato subito chiaro che non c’era da temere un’invasione nordica: si trattava soltanto di un’imbarcazione “travestita”- equipaggio compreso - partecipante alla II edizione del “ Carnevale a mare”, parata di barche a motore e a vela, organizzata dalla nostra sezione LNI . Ed ecco che sono fioccati entusiastici applausi, non solo da parte del pubblico a terra, ma anche da parte dei passeggeri dei traghetti, che hanno avuto modo di apprezzare le performance di quanti hanno aderito alla simpatica iniziativa. Su un mare inaspettatamente piatto, (solo 3 nodi di vento), oltre ai “temibili” quanto esilaranti Vichinghi – fra cui un irriconoscibile Tullio Florio- che incrociavano nelle nostre acque a bordo dell’imbarcazione Ila dei coniugi Masula-Giannetti, classificatasi al primo posto, si distinguevano personaggi dei cartoni animati, in particolare Gli Antenati su Tète Dure di Marco Malandino, secondo posto, ed ex-aequo al terzo posto Peter Pan, suggestiva e singolare rievocazione della cara fiaba su Moby Dick di Claudio Variale, e L’Arca di Noè, su Strike di Massimo Cavaliere, stracarica di pupazzi, fra i quali si stentava a riconoscere un vero e simpaticissimo barboncino. Tante altre erano comunque le imbarcazioni “travestite” con originalità e fantasia dai nostri soci, che hanno messo in difficoltà la giuria per l’assegnazione dei premi, consegnati dal nostro presidente, Silvio Luise e dal vice-comandante del porto di Pozzuoli, Petrizzo. Meglio delle parole saranno comunque le foto a rendere ulteriore merito ai partecipanti, ai quali si deve una giornata di sereno familiare divertimento, che non poteva avere migliore conclusione della tradizionale lasagnata.
Una giornata bellissima, dunque, che ci auguriamo possa essere preludio a sempre nuove e più stimolanti iniziative, a cui speriamo aderiscano sempre più soci; da parte nostra il desiderio di lanciare una simpatica sfida anche alle altre sedi della L.N.I.. Sarà raccolto ... “il guanto” ?

Marcella Peviani
Loredana Pirrello

Rispettiamo il nostro "generoso" Golfo

Il territorio collinoso compreso tra Napoli, Capo Miseno e Cuma, che si estende nell’antico alveo del fiume Sebeto venne già dall’antichità denominato Campi Flegrei (dal greco flego = ardo, brucio) dai primi coloni greci, i quali paragonarono quest’area a quella vulcanica della penisola di Flegra o Flegre , località della penisola di Pallene, dove si svolse la mitica battaglia tra gli dei e i Giganti, che avevano tentato di dare la scalata all’Olimpo. La natura vulcanica dell’area Flegrea, che alterna crateri poco elevati, laghetti e colline coperte di vigorosa vegetazione sulla terraferma, continua nel paesaggio tormentato e irregolare dei fondali del Golfo di Pozzuoli, del canale di Procida e di Ischia. In essi infatti sono presenti numerosi affioramenti, generalmente formati da resti di coni vulcanici, come le secche di Miseno e di Penta Palumbo, quelle della Fumosa, delle Formiche e della Catena, intervallate da due profondi canyon che giungono in vicinanza della costa presso l’isola di Procida e presso Nisida. I Campi Flegrei sono anche stati luogo privilegiato dell’aristocrazia romana e sito di alcune fra le più suntuose città romane fra cui Puteoli e Baia. Venti secoli di bradisismo hanno fatto sprofondare negli attuali fondali del golfo di Pozzuoli la città sorta attorno al Lacus Baianus, con le sue ville, terme, peschiere, strade e i suoi porti. I fondali del golfo risultano pertanto un unicum di biodiversità e ricchezza storica e archeologica. Gli organismi marini bentonici, alghe e inverterbrati adesi al substrato, trovano nella commistione di fondi di natura sabbiosa o rocciosa, opus reticulatum e vestigia romane un’ampia varietà di habitat, caratterizzati da anfratti e promontori, zone a forte illuminazione o in ombra, macchie di Posidonia oceanica intervallate da fondi a granulometria varia. Grazie a tale varietà di ambienti, la fauna ittica, nonostante l’eccessiva pressione di pesca che da sempre insiste nel “nostro” Golfo, continua a essere sorprendentemente abbondante. In definitiva il golfo di Pozzuoli può ancora considerarsi un ambiente parzialmente sano, sicuramente a elevata biodiversità e pertanto da valorizzare attraverso la conoscenza delle delle sue risorse naturali. E’ in quest’ottica che, mediante questa rubrica, cercherò di affrontare gli aspetti naturalistici dei differenti ambienti del “nostro” Golfo e degli organismi che lo popolano attraverso una divulgazione scientifica semplice ma corretta. Il tutto nella speranza che ciò ci leghi sempre più al “nostro” Golfo che tanto ci offre e che in cambio ci chiede solo un po’ di rispetto.

Mario De Stefano

Rovistando in cambusa

Cari soci, avete già sperimentato la ricetta del numero precedente? Niente male, vero, quel “ risottone”, vero? . Anche per questa volta vi proponiamo un piatto che speriamo sia di vostro gradimento, un dolce facile facile, un tiramisu al limone, che anche gli uomini meno abili a districarsi fra i fornelli potranno preparare anche in barca, magari, per stupire il resto dell’equipaggio. A proposito, ci eravamo dimenticati di dirvi che aspettiamo anche da parte vostra qualche gustosa ricetta, cui siete particolarmente affezionati o che sapete di sicura riuscita. Allora? Forza, rimboccatevi le maniche; noi vi aspettiamo…”a bocca aperta”!

Semifreddo….. “dispettoso”

Ingr: 500 gr. di ricotta; 400 gr. di zucchero; 2 limoni non trattati; 2 pacchi di savoiardi ( possibilmente Vicenzovo).
Per il bagno: 250 gr. di acqua; 150 gr. di zucchero; limoncello o liquore similare 150 gr. o a piacere; succo di 2 limoni .
Per la decorazione : a piacere ; suggerimento : fettine di limone (gelatina), da comprare negli appositi negozi per dolci, da disporre lungo i bordi e un limonino di zucchero da mettere al centro.

Amalgamare, magari con un frullino, la ricotta e lo zucchero, anche il giorno prima; in questo caso mettere in frigo la crema ottenuta. Procurarsi una teglia in pirex o ceramica, possibilmente rettangolare, ma va bene anche un recipiente in alluminio usa e getta (tipo cuky). Preparare lo sciroppo per il bagno, mettendo gli ingredienti sul fuoco in un pentolino largo e mescolando finché non si scioglie lo zucchero. Fare raffreddare (anche questo sciroppo può prepararsi in anticipo) e immergervi a uno a uno e velocemente i savoiardi, che vanno poi posti nella pirofila fino a formare il primo strato. Su questo disporre la crema di ricotta e grattugiare un po’ di buccia di limone. Passare al secondo strato e procedere come prima. Ultimare con i savoiardi sui quali stendere uno strato più sottile di ricotta. Grattugiare ancora un po’ di buccia e decorare a piacere, utilizzando il nostro suggerimento o con mezze fettine di limone private della buccia.

Marcella Peviani

L'Isola nell'isola

Una manciata di case, un’orgia di colori forti e delicati, un gioco di dadi fortunato e fantasioso come solo un’anima mediterranea sa esserlo. Finestre come occhi aperti verso l’infinito azzurra, come orecchi ad ascoltare la voce del mare, come bocche ad assaporare il sale. Un’isola nell’isola. Questa è Marina Corricella, perla meravigliosa, frutto del talento e della saggezza dei tanti pescatori che pazientemente ancora rammendano reti e riparano barche, rinnovando quell’antico legame tra la terra e il mare.
Il mare, col suo profumo intenso ed unico, fatto di alghe, di sale, di pesce e che va conservato indiviso nella memoria a fare da tramite fra un dio e l’uomo. Infinito come una fede, terribile e accattivante solo ad evocarne il nome, il mare spaventa e culla, con le sue onde punisce e accarezza, come la più tenera della madri; insegna e affascina come un racconto antico ove ci si perde e ci si ritrova nell’eco dei ricordi. Chi giunge da lontano è colpito dalla luce viva emanata dalla Corricella e ne viene avvolto, come dal caldo abbraccio di un’amante appassionata e gioiosa, che mostra la propria felicità nel volo di mille gabbiani, soldati tra i ruderi del castello borbonico, padre severo che protegge dall’alto il suo gioiello nello scrigno.
Nel tardo pomeriggio, le paranze partono sempre, in fila, ordinate con il pavese a festa, con qualunque tempo e in qualunque stagione prendono il largo per la pesca notturna e lasciano così il porto sicuro per conquistare i tesori del mare.
Ancora, come in una fotografia, piccola e indifesa, forte solo della sua caparbietà, una barca a remi si avvicina rispettosa al costone antico per carpirne i saporiti segreti: il riccio, nero, bruno o violaceo, regala il suo raffinato sapore al pescatore che sa apprezzarlo e magari gustarlo al momento, caviale mediterraneo colore del corallo. Sapori e fantasie mediterranee escono da quelle finestre per diffondere nei cuori di chi del mare ha fatto una ragione di vita e di speranza.

Loredana Pirrello

Le attività marinare nei Campi Flegrei

I mutamenti socioeconomici e l’urbanizzazione, uniti ai cambiamenti dei modi di vita sono le cause principali che modificano in poco tempo il rapporto con il proprio passato rendendo anacronistici usanze e costumi della generazione appena precedente.
Ciò è accaduto nelle attività marinare puteolane. Molti ricordano ancora la darsena e le strade del porto occupate dalle donne impegnate nella realizzazione delle reti. Il lavoro pagato non a giornata ma a “rezza fernuta”, veniva svolto nella stagione invernale.
Le donne procedevano all’indietro servendosi di due sedie, una per sedersi l’altra per mantenere tesa la parte della rete già cucita.

Archivio storico Studio Numero Uno fotografie Pozzuoli

Gli attrezzi usati erano soltanto due: “la cucella” e il “cannuolo” o “mesurella” (un pezzetto di legno o di canna che determinava la larghezza. della maglia. Sullo “stramazzuolo” superiore erano inseriti sugheri circolari (bucati al centro con un ferro rovente) detti “cuortici” perché ricavati dalla corteccia di pino; sullo “stramazzuolo inferiore” erano fissati , spesso con i denti, i “chiummi” (pezzi di piombo), la rete fatta di cotone, quindi fragile, aveva bisogno di continua manutenzione che veniva eseguita quotidianamente dal pescatore stesso, il quale tendeva con l’alluce lo squarcio che “sarciva” (-ricuciva- con l’ausilio della cucella). Ogni dieci, quindici giorni la rete veniva messa nella “tenta” (tintura ricavata da pezzi di corteccia di pino messi in grosse pentole a bollire) Ciò per non renderla visibile al pesce. Fino agli anni cinquanta la pesca, anche se il numero dei pescatori era ridotto rispetto al totale della popolazione puteolana, rappresentava un’attività trainante poiché coinvolgeva molti artigiani: maestri d’ascia, falegnami, velai, fabbri, spagai, cestai.


(Ringrazio vivamente il Prof. Giuliano Pollio per il materiale informativo gentilmente offertomi).

Umberto Postiglione

Il sogno può diventare realtà

Nella quotidiana frenesia delle nostre vite, vorticosamente avvinghiate a un numero sempre crescente d’impegni, c’è un luogo nel quale ci piace trovare rifugio, un mondo di quiete, di pace, di sogno…
Immaginate, cari lettori, di trovarvi, all’improvviso, magicamente catapultati indietro nel tempo; le mura in rovina che inizialmente vi circondavano, silenziose e austere custodi di chissà quali segreti, riprendono pian piano il loro antico splendore e intorno a voi fiorisce, come d’incanto, il brulichio incessante della vita quotidiana in un’esplosione di forme, colori, rumori, odori intensamente forti e incisivi così come doveva essere la vita vissuta circa duemila anni fa…
Sto cercando, cari amici, con poche parole, di rendervi partecipi delle emozioni che noi, appassionati subacquei, proviamo ogni qualvolta ci immergiamo sui siti del Parco Sommerso di Baia. Si tratta di sensazioni intense: quando scopriamo i mosaici, quando ripercorriamo quelle storiche vie o entriamo nelle antiche dimore i nostri occhi, parzialmente celati dietro il vetro delle maschere, si inumidiscono, il respiro rallenta, aumentano i battiti del cuore… non possiamo comunicare, i nostri sguardi non si incontrano ma siamo tutti fortemente consapevoli e intimamente partecipi dell’emozione dei nostri compagni. Si tratta di un’avventura unica e meravigliosa, un tuffo nella storia d’altri tempi che il mare, saggio custode di preziosi tesori, ha conservato fino a noi e che noi, gruppo subacqueo della Lega Navale Italiana Sezione di Pozzuoli, desideriamo condividere con un numero sempre maggiore di amici. E con un po’ di orgoglio, consentitecelo, ci piace sottolineare che la nostra Sezione, da sempre impegnata nella tutela e salvaguardia dell’ambiente marino - ivi compresi i beni archeologici che costituiscono un patrimonio culturale di inestimabile valore per la conoscenza della storia della nostra terra - fa parte del “CONSORZIO CAMPANO ASSODIVING FLEGREUM”.
Nel 2007, infatti, la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Napoli e Caserta, in qualità di ente gestore del Parco Sommerso di Baia (istituito con Decreto Interministeriale del 07/08/2002) ha autorizzato solo i Diving consorziati a gestire le visite turistiche subacquee nel Parco Archeologico Sommerso di Baia; e tra i nostri istruttori annoveriamo ben tre guide subacquee, abilitate con apposito corso di formazione dalla Soprintendenza stessa, che con grande entusiasmo e passione, accompagnano i soci alla scoperta di questi siti così affascinanti. Ed allora, cari amici, che aspettate? Il sogno può diventare realtà!

Alessia Iannuzzi.

La Gara delle gare

Per un canoista fondista la Capri Napoli rappresenta il coronamento di molti anni di allenamento:è la gara delle gare. Il percorso è il più lungo a livello mondiale e ha la particolarità di svolgersi in mare aperto in un uno scenario unico. Il campo di gara, infatti, è il più grande “stadio del mare” esistente. Il golfo di Napoli ( E scusate se è poco ..!! ) . La prima volta che mi sono cimentato in questa specialità è stato quasi per caso. Appena una settimana prima, con altri amici, mi ero impegnato in una lunga navigazione Sorrento-Positano-Sorrento; a fine giornata, mentre ragionavamo sulla passata esperienza davanti a un buon piatto di spaghetti , generosamente innaffiati da vino bianco, qualcuno di loro inavvedutamente ci aggiornò sul calendario delle prossime manifestazioni. La prima gara era la Capri-Napoli !

Negli occhi di tutti brillò una strana, preoccupante luce di sfida, ma io in un primo momento cercai di riportare gli altri alla realtà, ricordando loro che si trattava di un’impegnativa gara in mare aperto…. Ma non ci fu nulla da fare, l’entusiasmo (e l’incoscienza) man mano cresceva nel gruppo e tutti noi (sì, lo confesso, anch’io) fummo percorsi da una scarica di adrenalina. Per farla breve fu deciso alla unanimità che il sabato successivo ci saremmo dati appuntamento a Capri e saremmo stai presenti allo Start della Maratona al fianco di altri grandi pluridecorati campioni della canoa. E così fu. Quando arrivò il momento di presentarsi alla Segreteria per l’iscrizione, solo allora cominciai a realizzare che forse stavo azzardando troppo, ma oramai il dado era tratto. Dopo le formalità di rito, misi il kayak in acqua per preparare il riscaldamento, cercando di tracciare con lo sguardo la rotta da seguire. Decisi di puntare su Capo Posillipo, considerando le correnti, per poi deviare più verso l’interno con la prua su piazza Vittoria appena avessi avuto il Vesuvio al traverso del mio braccio destro.

Dopo essermi scambiato con i miei amici gli ultimi sguardi di augurio, al grido di “ Pronti – Partenza –VIAAA !” iniziai la mia avventura. Decisi che l’importante era arrivare; decisi di non seguire il gruppo; decisi che la gara l’avrei fatta da solo nella massima concentrazione senza condizionamenti.
E così avvenne e, pagaiata dopo pagaiata, portai il mio kayak all’arrivo.
A conclusione di quella fantastica giornata fui convinto che l’importante non è tanto vincere quanto partecipare!
Buona pagaiata a tutti.

Claudio Castellano

Autori sommersi

Ed eccomi qui, cari soci, letteralmente “sommersa” dai vostri scritti, con i quali mi avete “inondato” ( tanto per rimanere in ambiente marino) e vi assicuro che, per “restare a galla” , ho dovuto faticare non poco! Scherzi a parte, come già tutti sapete, il “varo” del nostro numero 0 è stato procrastinato per diversi motivi, per cui molti di voi, che hanno entusiasticamente risposto al nostro invito, non ci hanno fatto pervenire le loro “creature” in tempo per la chiusura del nuovo numero; ma, non temete, sono tutte qui, ben custodite in redazione, e prima o poi, anch’esse “emergeranno” e vedranno la luce. Per questa volta abbiamo scelto di pubblicare una poesia scritta da un nostro socio qualche anno fa……, quand’era appena diciottenne. Ma, anche se ne è passata d’acqua sotto i ponti, si riescono ancora a cogliere intatte e vibranti le emozioni contrastanti di quel ragazzo che si affacciava alla vita e all’amore.

Marcella Peviani


La Vela

La vela che vedi è segno d’amore,
un istante di pace veloce e fugace
rapito in un giorno che bello non è.
E’ un messaggio portato su un
bianco splendore
di una vela divisa di randa e di fiocco
perché qualcosa di unito nel mondo
non c’è.

La vela che scruti è vela di gioia
che viaggia contenta per la sua strada;
si gira soltanto a vedere chi c’è
ma mai che si chieda del male il perché.
E’ una vela immatura, è una vela bizzarra,
è una vela contenta di quel poco che ha.

La vela che attendi è una vela d’inganno
sognata soltanto da due innamorati
che chiudono gli occhi e sperano che,
aprendoli un giorno, la vela vedranno;
ma lontano sarà e perciò capiranno
che una vita del tutto passeranno sognando.

La vela che colsi è una vela un po’ strana:
ci mise due mesi per dirmi ti amo,
ci mise due giorni per darmi un addio
e quel che è rimasto è un poco di vento
e un foglio con scritto un inganno tremendo;
il foglio lo brucio ma non il freddo
del vento.

La vela che ora ci appare lontano
è una vela sinistra, un allarme scontato
per chi come noi ha buttato gli amori
e tenuto le guerre e conservato i rancori
e in fin dei conti lo aspettavamo
un presagio di morte, un presagio lontano.


Lucio Livio