lunedì 25 febbraio 2008

La Martagana

Pozzuoli ha una sua peculiare tradizione marinara che, ovviamente, nel corso del tempo ha avuto diverse evoluzioni. Oggi, l’attività marinara è coerente agli standard nazionali perché le tecniche si sono tanto uniformate da non avere più le caratteristiche differenze che nel passato determinavano l’area geografica d’appartenenza. Questa uniformità non deve far dimenticare le proprie origini. Il gozzo ha una sua specifica derivazione da una barca ormai estinta il cui ricordo non può essere assolutamente disperso. Il battello usato tradizionalmente a Pozzuoli e Procida per la pesca era una derivazione della Tartana, la famosa “Paranza”; una barca molto stabile, pontata, con albero a vela latina e fiocco. La Paranza ha dato origine alla “Paranzella” (Martagana), una barca più “sfilata”, più piccola ed agile e non pontata, a vela latina e senza fiocco, con il timone che sporgeva dalla chiglia e che fungeva da deriva. La Paranzella o Martagana era lunga dai 5 ai 9 metri, con l’albero amovibile per facilitare le operazioni di pesca con il tramaglio. Fino a vent’anni fa era ancora possibile vedere la martagana tra i gozzi ancorati nella darsena (‘o Valjone). Gozzi di legno tutti verniciati con gli stessi colori e quasi tutti realizzati dai fratelli Vallozzi, ultimi e unici maestri d’ascia dell’area flegrea che ancora oggi continuano la loro attività nella suggestiva bottega di fronte alla chiesetta dell’Assunta.

Umberto Postiglione

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