lunedì 25 febbraio 2008

Il gozzo va a dormire

Per quelli come me che possono custodire privatamente la barca durante l’inverno ci sono, nell’anno, due giornate particolari: la “calata” a mare e “l’alzata”.
Come è immaginabile sono giornate da sentimenti antitetici, alla gioia e alla fibrillazione della prima si oppone la malinconia della se-conda.
Quest’anno l’alzata è stata particolarmente “dolorosa” per la coincidenza unica del fatto che ora – raggiunta una certa età - dispongo di più tempo. Per chi ama il mare, il tempo non basta mai. Ho sempre rubato agli impegni ogni spazio possibile pur di stare in barca e quando la barca “riposa” mi appago solo se posso contemplare il mare.
L’appuntamento con il camion che ci porterà a casa è al porto di Baia, si è convenuto la mattina presto; la giornata di fine settembre è frizzante, è piovuto e l’aria è tersa. Vedi i dettagli della costa, apprezzi meglio i colori e le loro differenze. Il motore stenta ad avviarsi; di solito va al primo colpo, il gozzo già ha capito che è l’ultima uscita (almeno per quest’anno), è riottoso, si ribella ma alla fine cede. Lemme, lemme usciamo dalla rada, la scogliera si allontana alle nostre spalle. Il gozzo vuole prendere altre direzioni, ha capito che puntando al Ca-stello di Baia significa andare a terra. E’ come il bambino che non vuole andare a letto; capito che non ci sono alternative si gode sommessamente l’ultima “passeggiata”.
Attraversa le boe del ponte della Pirelli, costeggia le linee di delimitazioni delle aree interdette; tutto è così trasparente che gli scogli di “città sommersa” sembra ti dicano arrivederci. E’ certo che loro saranno lì ad aspettarci ancora.
Ora c’è alla nostra dritta il campo delle boe di ancoraggio dell’allevamento delle cozze. Le boe, perfettamente allineate, disegnano una geometrica scacchiera e in una delle caselle c’è il barcone dei “cozzicari”. Stancamente uno di loro solleva la testa come se volesse salutare la nostra ritirata.
Ora il Castello è visibile in ogni dettaglio e anche la gru. Il gozzo cerca di ribellarsi ancora quando si sente le cinghie sotto la chiglia. Ancora, una sensazione unica è il profumo delle alghe attaccate allo scafo, resterà nelle narici come ultima consolazione. Ora sta sui blocchi e sono finite tutte le operazioni di rimessaggio. Il bambino è stato messo a letto e come si rimboccano le coperte è stato steso il telone che lo proteggerà per l’inverno.
Adesso dorme quieto e sogna la prua che taglia le onde e la scia d’argento che si lascia dietro.

Raffaele Schiano

2 commenti:

Raffaele Schiano ha detto...

LUCA SEI GRANDE, HO TANTO DA IMPARARE

Admin ha detto...

Tu sei grande, il miglior coordinatore mai visto!